mercoledì 12 gennaio 2011

2011, l'anno che verrà

Ammiro chi oggi decide di formare una band senza l'appoggio di una grande casa discografica alle spalle. A fare questo non basta più, mi sembra, una passione incondizionata per la musica, ma ci vogliono anche una buona dose di incoscienza e un amore per il rischio. Sì, perché tenere una band in piedi oggi è un compito difficilissimo, soprattutto e sempre a causa del download gratuito. Non voglio ripetermi tranquilli. E' solo che non vedo in iTunes e in tutti i negozi online per musica digitale una soluzione per arginare il problema. Non vedo grossi vantaggi, per me e per i pochi altri che amano e preferiscono i CD e ancora di più il vinile, nello spendere 9 euro per dei file che volendo ti puoi scaricare gratis. Se devo veramente spendere quei soldi allora preferisco scartarmi un CD.

E così, mentre i geni del marketing da anni si scervellano su quali strategie adottare per sopravvivere nel moribondo pianeta discografico, i musicisti indipendenti hanno fatto di necessità virtù e hanno battuto sul tempo questi loschi figuri interessati solo al profitto. Ultimamente si sta diffondendo tra gli artisti una pratica sempre più diffusa per auto mantenersi in vita autofinanziandosi. Tali metodi si chiamano "kickstarter campaign" o "pledge music" e in soldoni consistono in questo: le band che devono registrare un nuovo album fissano una cifra a cui eventualmente devono arrivare per finanziare la produzione; a questo punto si rivolgono direttamente al loro pubblico e gli chiedono di versare in anticipo una minima somma che gli darà diritto all'album (e altri privilegi tipo scaricare brani inediti) una volta completato. Vale a dire: ti piace la musica che facciamo e vuoi continuare ad ascoltarla? Bene, ma dato che il mercato è quello che è, paga in anticipo il nostro album e noi te lo faremo avere una volta finito. Naturalmente, se la cifra fissata non viene raggiunta, il donatore non verrà addebitato. Magari non è la soluzione definitiva a tutti i mali, ma se ci pensate è geniale e potrebbe veramente dare luogo a una tendenza. I primi a fare una cosa del genere, che io ricordi, furono i Marillion con Anoraknophobia, quindi non è neanche una novità assoluta. Il problema è che si devono trovare fan leali ed è sempre più difficile trovare qualcuno disposto a fare il fatidico "leap of faith".

Molte band si sono sciolte nel 2010 e molte si scioglieranno nel 2011. Non voglio vedere tutto nero, ma oggi si deve considerare ogni nuovo album dei Dredg o degli Oceansize come una benedizione, se non come un miracolo. Postai tempo fa su questo blog un'intervista ad un disilluso Mike Vennart nella quale ammetteva candidamente che ogni lavoro della band poteva essere l'ultimo visto che musica come la loro stenta ad essere apprezzata da un vasto pubblico.

Vediamo cosa ci riserverà, per ora, questo 2011:

The Dear Hunter - 9 Colors EP (primavera o estate)
Dredg - (aprile)
Knifeworld - (tbc)
The Mars Volta - (tbc)
Pain of Salvation - Road Salt Two (marzo)
Sucioperro - The Heart String and How to Pull It (febbraio)
Tubelord - Over in Brooklyn (tbc)
Water & Bodies (ex Kaddisfly) - Light Year (22 febbraio)

Naturalmente ci sono anche altri artisti che prevedono di pubblicare qualcosa quest'anno, ma finchè non ci sarà niente di più sicuro questo è quanto.

1 commento:

Unknown ha detto...

Per fortuna i gruppi vecchi muoiono e i gruppi nuovo si formano o, nel caso specifico, qualche altro gruppo alternativo si accosterà alle meditazioni progressive.