martedì 22 maggio 2012

OLYMPIC SWIMMERS - No Flags Will Fly (2012)


Nel panorama musicale britannico, da sempre, è dalla Scozia che sono arrivate le intuizioni migliori. In altre parole, se guardiamo prettamente al lato artistico e non a quello delle classifiche, le realtà musicali che hanno influenzato in maniera duratura le nuove generazioni vengono tutte da lì. Nell’immaginario pop rock o anche alternative rock, le band scozzesi si sono sempre distinte per un che di particolare, come se dalle brughiere umide e nebbiose arrivasse un valore aggiunto all’ispirazione. Che si parli del dreampop dei Cocteau Twins, del noise pop dei Jesus and Mary Chain - che diede la stura a quello che poi venne chiamato shoegaze -, o, più di recente, del post rock dei Mogwai e dell’alternative dei Biffy Clyro e Aereogramme, sembra che queste band abbiano avuto come comune denominatore quello di sgretolare l’armonia, ma sempre conservando la melodia al suo centro. (cit.)

Ed è proprio l’ex chitarrista degli Aereogramme Iain Cook, ora negli The Unwinding Hours, a produrre il debutto degli Olympic Swimmers, No Flags Will Fly in uscita il 4 giugno, giovane band proveniente da Glasgow. Il quintetto composto da Graeme Smillie, Jamie Savage, Jonny Scott, Simon Liddell e Susie Smillie, come tutti i loro illustri conterranei precedentemente citati, puntano non tanto sul facile ritornello, ma sull’atmosfera, producendo un delicato alternative pop con inclinazioni folk molto gradevole e anche qualcosa di più. L’incalzante ebbrezza pop rock di Knots e Apples and Pears e la preziosa grazia dell’eterea di Where It Snows si arricchiscono di nobili paragoni con gli All About Eve, uno dei gruppi inglesi più sottovalutati di sempre. Susie Smillie ha la stessa sensibilità della straordinaria Julianne Regan quando canta con piglio solenne su Fallen Trees e gli arpeggi di chitarra si amalgamano negli stessi impasti celestiali.

La direzione dietro le quinte di Cook permette agli Olympic Swimmers di aggiungere alla loro tavolozza sonora quelle lievi e vorticose tensioni chitarristiche portate in eredità dagli Unwinding Hours. Qui è tutto molto più soft, ma fin dall’inaugurale crescendo di Father Said, arrivando al richiamo dei My Bloody Valentine di In This House, gli Olympic Swimmers riescono a cingere in un unico abbraccio ciò che di più alternativamente raffinato ha prodotto la Gran Bretagna. Ma che i cinque di Glasgow siano una band di valore lo si sente dai brani più sommessi e d’atmosfera come Rung Down the Curtain e Mt. Noah, territori così delicati da rendere in musica dove magari altri avrebbero capitolato. Un esordio davvero promettente che potrebbe rappresentare il preludio ad un radioso futuro.







http://www.olympicswimmers.co.uk/
http://olympicswimmers.bandcamp.com/
http://www.myspace.com/olympicswimmers

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